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Bonus per rinuncia alla pensione Quota 103


Ordine Informa

La L. 197/2022 (legge di Bilancio 2023) prevede un incentivo per i lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, che, pur avendo maturato i requisiti per la pensione anticipata flessibile “Quota 103” (almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi) entro il 31 dicembre dell’anno, scelgono di non andare in pensione e di continuare a lavorare. Tuttavia, l’aumento dell’esonero contributivo disposto dal Dl 48/2023, dal 1° luglio scorso, in qualche modo attenua gli effetti dell’incentivo previsto per chi matura i requisiti per quota 103 ma continua a lavorare e sceglie di non versare i contributi previdenziali a suo carico e di riceverli in busta paga. Quest’ultimo consente di avere una retribuzione più alta, ma determina una pensione futura più bassa, in quanto non si versa una parte di contributi. L’esonero contributivo, invece, aumenta il netto in busta paga e non influisce sulla pensione, che verrà calcolata come se i contributi fossero versati in misura intera. Come ricordato dall’Inps con la circolare 82/2023, l’incentivo al posticipo del pensionamento quota 103 è erogato al netto dell’esonero contributivo (6 o 7%) e quindi determina una riduzione dell’accredito contributivo pari alla differenza tra l’aliquota teoricamente dovuta e la parte di esonero già riconosciuta. Pertanto, per i lavoratori del settore privato che godono dello sgravio nella misura del 6%, il beneficio riconosciuto in busta paga a titolo di incentivo, sarà pari al 3,19 per cento; per coloro che fruiscono dello sgravio del 7%, l’incentivo si attesterà al 2,19 per cento. Di conseguenza l’imponibile fiscale sarà pari al mancato versamento della contribuzione “piena”, quindi il 9,19% per i lavoratori del settore privato, mentre gli effetti sulla pensione saranno determinati solo dal mancato accredito del 3,19 o del 2,19 per cento. Qualora, invece, il lavoratore abbia una retribuzione imponibile superiore a 2.692 euro lordi mensili e quindi non benefici dell’esonero contributivo, “subirà” gli effetti pieni dell’incentivo alla rinuncia a quota 103, se lo attiverà. La rinuncia al versamento dei contributi porta il datore di lavoro a riconoscere le somme direttamente al dipendente che, pertanto, avrà un imponibile fiscale (e un netto in busta) maggiore. Il beneficio potrà essere goduto fino a che il lavoratore diventerà titolare di una pensione diretta oppure fino al raggiungimento dell’età prevista per l’accesso alla pensione di vecchiaia, in genere 67 anni (dal 1° gennaio 2025 da adeguare alla speranza di vita, in attesa di pubblicazione del dm) oppure del minor requisito anagrafico espressamente previsto in taluni settori. Tuttavia, occorre tenere in considerazione, gli effetti di tale scelta sulla pensione futura. Maggiore sarà il periodo di godimento dell’incentivo, tanto più evidente potrebbe risultare la riduzione dell’importo di pensione futura rispetto a quella teoricamente spettante, se il lavoratore non avesse fruito dell’agevolazione. L’incentivo può formare oggetto di revoca da parte degli interessati e avrà effetto dal primo giorno del mese successivo. Tale facoltà può essere esercitata una sola volta.

(Autore: AMS)

(Fonte: Il Sole 24Ore)


Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Palermo
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