Ordine Informa
Il modello Unilav inciampa sui contratti part time. Difatti, la procedura di acquisizione dei dati, per quanto concerne le comunicazioni obbligatorie dell’Anpal, presenta un nuovo meccanismo di calcolo della retribuzione spettante ai lavoratori. Secondo il nuovo algoritmo, i tecnici del ministero, dunque, utilizzano il coefficiente convenzionale previsto dal CCNL applicato per determinare la retribuzione dei lavoratori a tempo parziale. In realtà, esiste un’altra possibilità di calcolo che tiene conto dell’orario effettivo di lavoro. Se, ad esempio, l’orario settimanale è di 40 ore e il dipendente part time ne lavora quattro al giorno, per cinque giorni, la percentuale di lavoro è il 50%. In ragione di quanto sopra, si evidenzia, pertanto, la discrasia che emerge utilizzando il coefficiente contrattuale invece dell’orario effettivo. D’altro canto è palese che il coefficiente stabilito dal contratto, oltre ad essere convenzionale, tiene conto delle eventuali riduzioni di orario riconosciute in fase di rinnovo del contratto di lavoro, trasformate in Rol che, tuttavia, di fatto, hanno lasciato invariata la durata della prestazione settimanale. L’elemento critico è rappresentato dal blocco del campo contenente la retribuzione annua che può essere modificato, ma non può contenere un importo inferiore alla retribuzione annuale lorda minima così come calcolata all’applicativo. Si ritiene che, stante la diversa modalità di calcolo esistente, il campo in questione dovrebbe essere sbloccato, consentendo agli operatori di inserire la retribuzione come gli stessi l’hanno determinata, ferma restando la possibilità dell’organo di controllo di verificare a posteriori le cause del disallineamento. Contrariamente il datore di lavoro si vedrebbe costretto a inserire un’informazione che non trova riscontro né nelle lettere di assunzione, né nei cedolini paga.
(Autori: AMS)
(Fonte: Il Sole 24 Ore)
