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Tfr in busta paga: decreto in Gazzetta e modulo per la richiesta


Ordine Informa

Finalmente è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il Dpcm con il regolamento inerente la possibilità di richiedere il Tfr in busta paga, così come disposto dalla recente legge di stabilità 2015.
E subito, per i lavoratori interessati alla novità, annunciata come rivoluzionaria dal governo Renzi e dai ministri Padoan e Poletti, arriva la prima, amara sorpresa: prima di aprile non si potrà accedere al malgrado quanto annunciato proprio nel testo della finanziaria.
Lo stabilisce proprio il Dpcm 29/2015, che ieri ha visto la luce in Gazzetta, stabilendo norme e scadenze per richiedere la quota mensile del Trattamento di fine rapporto nella mensilità liquidata dal datore di lavoro. Una misura a cui il governo ha affidato il compito di incrementare il potere d’acquisto delle famiglie, dopo il bonus degli 80 euro concesso lo scorso anno.
Chi potrà accedere al trattamento
Allegato al provvedimento sul Tfr, il governo ha inserito anche il modulo che i lavoratori dovranno presentare in azienda. Come si evince dal documento, requisiti per accedere alla prestazione saranno:
rapporto in essere di almeno sei mesi;
non aver vincolato o ceduto il TFR a garanzia di contratti di prestito;
Per l’azienda, invece, gli adempimenti da rispettare saranno i seguenti:
non essere in regime di Cig
pagamento della quota integrativa unitamente alla retribuzione mensile;
pagamento a partire dal terzo mese successivo a quello di competenza qualora il datore acceda al Finanziamento in finanziaria;
assenso all’inoltro all’Inps della richiesta di anticipo del Tfr.
Come si vede, dunque, le scadenze sono diverse e dipendono anche dalla situazione di liquidità in cui versa la compagnia oggetto della richiesta da parte del dipendente.
Innanzitutto, il Tfr come da decreto partirà solo il prossimo mese di aprile. A questo margine, sarà possibile aggiungere ulteriori 50 giorni se l’azienda in questione vanta un numero inferiore a 50 addetti e, insieme, abbia avanzato richiesta per accedere a finanziamenti bancari per esaudire la richiesta del lavoratore. Dunque, molte domande finiranno per non essere evase almeno fino a giugno, nonostante la misura fosse enunciata proprio a partire dal mese di marzo 2015.
La prestazione sarà valida fino al 30 giugno 2018, periodo entro cui, se si deciderà di accedere al benefit, che rimane sempre e comunque facoltativo, viene sospeso l’accantonamento del Tfr ai fondo di tesoreria Inps o in quelli di previdenza complementare.
Chi è escluso. Sono estromessi dalla prestazione straordinaria i lavoratori del settore agricolo, i dipendenti domestici e di quei settori in cui i contratti collettivi prevedano la ricezione del Tfr regolare.
A chi conviene. Nei mesi scorsi, dopo l’ufficializzazione della norma si sono svolte diverse analisi per valutare l’impatto di questa novità sulle finanze dei contribuenti e, in particolare, le ripercussioni anche a fini fiscali dell’opzione.
In proposito, ricordiamo che esistono diverse tipologie di Tfr: quello come liquidazione, come pensione integrativa e in busta paga. Solo in quest’ultimo caso la quota del trattamento sarà soggetta all’Irpef ordinaria, come da regolare retribuzione

(Fonte: LeggiOggi)

Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Palermo
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