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Pensioni, il governo studia la riforma. Via dal lavoro prima ma con penalizzazioni sull’assegno


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Il Governo potrebbe introdurre una fascia di flessibilità per l’accesso alla pensione permettendo alle persone di uscire dal lavoro prima dell’età prevista dalla riforma Fornero attraverso “penalizzazioni” in termini di importo dell’assegno che si percepirà. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini ha ipotizzato, facendo riferimento alle linee generali espresse dalla presidente del Consiglio, interventi sulla riforma Fornero in termini di libertà di scelta (si esce prima prendendo una pensione più bassa) mentre ha frenato sulle ipotesi di modifica della riforma del lavoro.

Bisogna stare “molto attenti” – ha detto il ministro in una audizione al Senato – a toccare una riforma “che sta finalmente producendo una serie di effetti voluti”. Le modifiche – ha precisato – dovranno essere “limitate e puntuali”. Giovannini ha fatto riferimento al monitoraggio pubblicato oggi dall’Isfol sugli effetti della riforma Fornero, secondo il quale nel quarto trimestre si sarebbe registrato un calo consistente delle collaborazioni (-25,1% tendenziale, -9,2% congiunturale) a fronte di un aumento dei contratti a termine (+0,7% tendenziale, +3,7% congiunturale).

“La flessione degli avviamenti con contratto di collaborazioni – scrive l’Isfol – sembra riconducibile ai maggiori vincoli imposti dalla riforma, la quale esclude la possibilità di stipulare contratti di lavoro a progetto per lo svolgimento di mansioni esecutive o ripetitive, scoraggiando l’utilizzo del lavoro parasubordinato, laddove vi siano mansioni più consone al lavoro dipendente”.
“Abbiamo solo un colpo da sparare – ha detto Giovannini – dobbiamo centrare l’obiettivo”.

E se è irrealistico pensare che diminuiscano i disoccupati solo cambiando le norme ma senza che riparta la produzione, bisogna valutare attentamente ogni intervento. La staffetta giovani-anziani, secondo il ministro, è molto costosa ma potrebbe portare vantaggi (anche se questo è difficile in un momento di crisi economica) mentre sulle agevolazioni fiscali e contributive per l’assunzione dei giovani bisognerebbe studiare bene il “trade off.

Dobbiamo cogliere ogni refolo di vento per gonfiare le vele”, ha detto usando un linguaggio velistico, “senza crescita e senza coesione l’Italia è perduta”. Apprezzamento per l’ipotesi di intervento sulla riforma delle pensioni è arrivata dalla Cisl e dallo Spi Cgil anche se poi bisognerà vedere quale sarà l’entità delle penalizzazioni alle quali pensa il Governo (già esiste per le donne di 57 anni di età e 35 di contributi la possibilità di andare in pensione con l’assegno calcolato tutto con il metodo contributivo).

“Abbiamo sempre sostenuto – dice il segretario confederale Cisl Maurizio Petriccioli – la necessità di restituire ai lavoratori la possibilità di scegliere il momento in cui accedere al pensionamento, ferma restando la fissazione di una finestra rappresentata da un’età minima e massima in cui esercitare tale libertà”. “E’ un bene – afferma il segretario generale Spi-Cgil Carla Cantone – che si riapra la discussione sulla riforma delle pensioni. Purchè però ci sia un confronto con le organizzazioni sindacali perchè le scelte unilaterali hanno sempre prodotto disastri”.

(fonte: L’HUFFINGTON POST )


Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Palermo
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