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Professioni in Italia: allarme redditi e occupazione


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I professionisti italiani guadagnano sempre meno, gli studi chudono e i giovani non accedono neanche alla professione: lo indicano i dati del terzo “Rapporto sulla previdenza privata” ADePP e dell’indagine CENSIS “Giovani, professioni ed Europa“. «Si è pensato per troppo tempo che un professionista è un privilegiato – tuona Andrea Camporese, presidente ADePP, presentando il report al convegno “Previdenza e lavoro, per la rinascita sociale”: «questa realtà è stata spazzata via dai numeri, dalla perdita dei redditi, dalla gravissima difficoltà lavorativa». E Giuseppe Roma, direttore CENSIS, mette il dito nella piaga: «i giovani non sognano più di fare i professionisti, abbiamo uno scoraggiamento della libera professione».
Redditi
Redditi professionali. Al netto dell’inflazione, nel 2005 il reddito medio di un libero professionista era di 34.500 euro l’anno mentre oggi è di 31.300 euro. Fra il 2009 e il 2012 i redditi reali dei liberi professionisti sono scesi del 10,4%. Nel 2007-2012 hanno sofferto soprattutto le professioni tecniche (-22,6%) e giuridiche (-21,9%), con una crisi più contenuta in area economico-sociale (-12,3%). In controtendenza le professioni sanitarie (+11,7% dal 2005 al 2012). I redditi più elevatri si concentrano al Nord, tra gli ultrasessantenni.
Lavoro
Il reddito da lavoro da dipendente dei professionisti ha perso lo 0,7% di potere d’acquisto dal 2009 al 2012. A fronte di una generale crisi dell’occupazione giovanile (in Italia -15,6%) si acuisce il processo di allontanamento dei giovani dal lavoro autonomo: in Italia del 20,1%, mentrre in Francia e Gran Bretagna, grazie a politiche di incentivo, è cresciuto del 5,7% e 1,1%. Pur con un calo delle “vocazioni” alla libera professione, l’Italia resta comunque uno dei paesi in cui il lavoro autonomo giovanile è consistente (19,6% sul totale degli occupati contro il 9,5% del Regno Unito, il 6,4% in Germania e il 7,4% in Francia).
Mercato
«Fra le giovani generazioni appare affievolito quell’impulso imprenditoriale che storicamente ha dato slancio e vitalità produttiva al sistema Paese, e che fino a tempi recenti costituiva un riferimento di indubbio fascino per i tanti che aspiravano a cercare una propria collocazione nel mercato del lavoro». Il mondo delle professioni ne risente: fra il 2007 e il 2012 i giovani autonomi e dipendenti sono diminuiti del 20,4%, registrando in valori assoluti una perdita di oltre mezzo milione di posti.
Un dato che «descrive le difficoltà di un sistema, quello italiano, che negli ultimi anni non è riuscito ad apportare quelle modifiche e quelle innovazioni strutturali, in grado di farlo essere all’altezza di un grande Paese. L’appiattimento della domanda di lavoro, il mancato ricambio generazionale, la sfasatura tra offerta e domanda di competenze e la mancata evoluzione di un terziario avanzato, «rappresentano i nodi inaggirabili per rimettere in moto un meccanismo di crescita che si è interrotto, non solo da un punto di vista quantitativo, ma anche e soprattutto qualitativo».
Stallo
L’analisi degli addetti ai lavori è implacabile: «Abbiamo fatto uno sforzo enorme senza nessun finanziamento da parte dello Stato […] non possiamo essere bloccati da norme inefficienti e incongrue per il nostro sistema», lamenta il presidente ADePP, mentre quello CENSIS avverte: «i giovani hanno una continua attività di aggiornamento ma poi chiudono lo studio perché non ce la fanno e se vanno all’estero è perché sanno di valere. L’Europa non deve mettere mano alle incentivazioni, ma alla promozione e difesa delle professioni, sistema che rischiamo di fare decantare».
Proposte
Il vicepresidente della Commissione UE Antonio Tajani, replica: «l’Europa sta già facendo qualcosa perchè ci siamo resi conto che il professionista è un imprenditore», annunciando per febbraio-marzo, «un piano d’azione europeo per far sì che i liberi professionisti siano protagonisti della crescita economica». Il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, propone inoltre l’«alternanza scuola lavoro anche le professioni», studiando un sistema di stage formativo e creando un pool di aziende che stipuli apposite convenzioni.
(fonte PMI)


Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Palermo
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