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Più disoccupati e Cig da record, un 2016 nero – Intervista a Vincenzo Silvestri


Ordine Informa

Di seguito i contenuti dell’intervista resa dal nostro Vice Presidente Nazionale, Vincenzo Silvestri, ai microfoni del Giornale di Sicilia, a fine dello scorso anno, ed oggi resi disponibili alla categoria.
Per Silvestri la ripresa non è ancora vicina: «La città non ha un piano imprenditoriale».
“Dalla «Palermo laboriosa» alla «Palermo dei servizi» che, però, stenta ad avere un piano preciso e una buona cultura imprenditoriale. In questa trasformazione c’è in parte – secondo Vincenzo Silvestri, palermitano che è vicepresidente nazionale dei Consulenti del lavoro – la spiegazione di una città che continua a perdere posti di lavoro. «Settori cruciali come l’industria, l’edilizia e l’agricoltura – afferma Silvestri – quando sono in salute rappresentano moltiplicatori dell’occupazione, ma oggi sono in grave sofferenza con aziende che hanno grandissime a difficoltà a stare sul mercato. La città – continua Silvestri – paga soprattutto la crisi strutturale del manifatturiero che ha provocato conseguenze a catena. A crescere sono le attività nell’ambito del turismo e della ristorazione che, però, non sono ancora riuscite a creare un vero e proprio indotto in grado
di assorbire i tanti disoccupati».
Come mai un settore come il turismo non riesce a fare da traino?
«Per vari motivi. Innanzitutto problemi infrastrutturali: in Sicilia sono note a tutti le difficoltà di collegamenti e le opzioni che agevolino il turista a venire a Palermo. Mancano inoltre divertimenti, attrazioni per i giovani, iniziative collaterali. Insomma, anche dal punto di vista del marketing, il prodotto stenta ad
essere venduto per come dovrebbe nonostante sia Palermo che la Sicilia raggiungano vette culturali e naturalistiche ».
E il boom della ristorazione a cosa è dovuto?
«È un fatto locale, per cultura del cibo siamo avanti rispetto a tanti altri Paesi. La cura di questo particolare momento della vita, ma anche l’idea e la convinzione che questo possa essere l’unico settore redditizio hanno prodotto la costante crescita del numero di questo tipo di locali che, però, sul piano occupazionale non possono reggere l’urto per assorbire la grande carenza di occupazione».
I rappresentanti dei settori in crisi fanno appello alla defiscalizzazione del costo del lavoro. cosa ne pensa?
«Evidentemente è uno degli snodi su cui si è concentrato il dibattito nell’ultimo periodo. È vero che il costo del lavoro in Italia è tra i più alti al mondo e che il cuneo fiscale, la differenza fra ciò che paga l’im –
prenditore e il netto che va ai suoi dipendenti, è di oltre il 100%. Sì, è uno degli scogli più eclatanti, ma
che riguarda anche altri Paesi europei che sono riusciti però a trovare altre soluzioni».
A cosa si riferisce?
«All’internazionalizzazione: la domanda interna è asfittica, le uniche aziende che vanno avanti sono quelle che riescono a vendere fuori dai confini italiani ed europei. Un’Isola come la nostra, con difficoltà enormi legati a infrastruttura e cultura imprenditoriale, paga anche questo. Sono pochi quelli che sono riusciti a capire come va il mercato, penso al settore dell’olio o qualche imprenditore del vino. Insomma, non è solo un problema di costo del lavoro, dal 1968 abbiamo sempre avuto dal governo nazionale interventi che dovevano agevolare l’occupazione giovanile al Sud, non ultimi gli sgravi, e quasi 50 anni dopo siamo ancora a discutere di indici
occupazionali…».
Come possono le norme sul lavoro influire su una ripresa dell’occupazione?
«Pensiamo al Jobs Act. È un provvedimento di grande rilevanza perché incide sulla flessibilità in uscita dei
lavoratori, ma prevedeva anche un percorso di politiche attive che doveva accompagnare i lavoratori alla ricerca di una nuova occupazione, ma ciò non è avvenuto. Però torniamo sempre allo stesso discorso: il costo del lavoro è alto, le norme potrebbero essere migliorate, ma anche gli imprenditori».
In che senso?
«Sul piano strettamente economico, questa città deve chiedersi dove vuole andare: per adesso la risposta alla vocazione industriale è “no” ed alla vocazione turistica è “sì”, però gli attori – e mi riferisco a politica,
organizzazioni sindacali, imprenditori, migliori intelligenze di Palermo – devono sedersi a un tavolo e fare un patto per dare un indirizzo preciso all’economia di questa città».
Immagini di dover analizzare i dati del 2017. Che cosa si immagina sul fronte occupazionale a Palermo per l’anno che verrà?
«Non credo ci siano le condizioni per potere sperare in una ripresa di edilizia, industria e agricoltura. Qualcuno dei tre magari terrà, ma qualcun altro dovrà ancora perdere. Non vedo al momento soluzione. Cresceranno, invece, ancora di più i servizi»”.
In allegato lo stralcio della pagina del Giornale di Sicilia dello scorso 28 dicembre 2016 ove è stata pubblicata l’intervista.
silvestri-intervista-gds-del-28-12-2016
(Autore: Francesco Sicilia)
(Fonte: Giornale di Sicilia)


Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Palermo
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