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Oggi la battaglia sul voto di fiducia contro l’art. 18


Ordine Informa

Matteo Renzi dice di non temere gli «agguati» da parte del suo partito, ma non ha specificato se se li aspetta per oggi oppure no. Di certo, il processo parlamentare alla sua azione sulla riforma del lavoro avverrà in contumacia. Infatti, mentre al Senato si svolgerà la conta per la sopravvivenza del governo (con il voto di fiducia sul Jobs act), il presidente del consiglio farà da padrone di casa a Milano per vertice europeo sul lavoro.
Renzi ha posto il suo aut aut: «Se la maggioranza vuole andare avanti voti la fiducia». Il leader Pd vuole presentarsi al vertice con Angela Merkel e Francois Hollande con lo straordinario posizionamento dell’Italia sulle riforme. «Una forzatura evidente», ha sottolineato Pierluigi Bersani, che però garantisce una scelta di «responsabilità». Domani, a Milano, quando al centro congressi MiCo di via Gattamelata, si svolgerà la conferenza stampa sul lavoro (High level conference on employment in Europe), Renzi potrà presentare il volto del vincitore o quello dello sconfitto ai 15 capi di Stato e di governo Ue presenti, al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e al presidente della Commissione europea Josè Manuel Durao Barroso. Infatti, il vertice si svolgerà dalle 15.30 alle 18.00 circa mentre al termine dei lavori, proprio in concomitanza con il voto al Senato, è prevista la conferenza stampa alla quale parteciperanno, oltre a Renzi, il presidente della Repubblica francese e la cancelliera tedesca.
Cisl e Uil aprono, Cgil antagonista del governo Renzi
Posto che la Cgil non funzioni più bene come sindacato, potrebbe ben presto confermarsi come la cinghia di trasmissione di un nuovo partito di sinistra che non è il Pd di Renzi. Ieri, durante l’incontro governo-parti sociali a palazzo Chigi, il presidente del consiglio ha tirato fuori il jolly offrendo al segretario della Cgil la promessa di una legge sulla rappresentanza sindacale (un atto ostile alla Cisl di Annamaria Furlan), ma Susanna Camusso non si è lasciata blandire: «La Cgil conferma il dissenso per l’intervento sull’articolo 18 e il demansionamento. Non possiamo che confermare il giudizio negativo sul modo in cui si propone intervento sul lavoro, confermiamo la manifestazione del 25 ottobre». Molto diverso l’atteggiamento del segretario generale aggiunto della Cisl Furlan che vede «una svolta» nelle relazioni fra governo e parti sociali nella tempistica degli decreti legislativi attuativi della delega, fissata con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Furlan concorda sul contratto a tutele crescenti, previsto dalla delega sul lavoro, che dovrebbe assorbire tutte le forme di precarietà dai co.co.pro alle false partite Iva. Se poi Renzi le concedesse anche il tfr in busta paga non tassato, allora l’esordio della Furlan alla guida della Cisl sarebbe vincente. In sintonia, il leader Uil, Luigi Angeletti, che vede «discontinuità con i mesi precedenti». Sui contenuti del vertice, Angeletti fa ricorso all’esperienza: «Forse ha più una valenza politica che sostanziale, se poi la sostanza ci sarà lo vedremo in concreto». Sul tfr per la Uil devono essere i singoli lavoratori a scegliere.
La sinistra Pd non ce la fa a salvare l’art.18
Chi nel Pd fa riferimento alla Cgil, dunque, è pronto a far fare a Renzi una plateale figuraccia europea? I sospetti cospiratori mettono le mani avanti. Eccetto alcuni casi di possibile assenza al momento del voto, gli appartenenti alla minoranza Pd per oggi garantiscono la fiducia al governo.
Per fare il punto della situazione, alcuni esponenti della minoranza del partito si sono visti ieri a palazzo Cenci, accanto al Senato. Fra gli altri, c’erano Maurizio Migliavacca, Vannino Chiti, Miguel Gotor e, fra i deputati, il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, Cesare Damiano. Fra i punti particolarmente critici, c’è la mancanza nel testo di un riferimento al reintegro in caso di licenziamento per motivi disciplinari. «Se nel maxiemendamento del governo non dovesse esserci il riferimento all’ordine del giorno approvato dalla direzione del partito sarebbe grave», dice l’ex ministro del Lavoro Damiano, «anche se passi avanti su latri aspetti sono stati fatti».
Nel merito del testo del maxi-emendamento qualche concessione è stata strappata dalla sinistra Pd. Sulle tipologie di lavoro, per esempio, la bozza del maxiemendamento prevede il «superamento di quelle precarizzanti». Oppure il contratto di lavoro a tempo indeterminato che diventa centrale nel nuovo mercato del lavoro con la previsione di una riduzione dei costi diretti ed indiretti. In caso di demansionamento, poi, i decreti delegati dovranno dare «garanzie economiche» al lavoratore. Niente da fare, invece, per il reintegro in caso di licenziamento disciplinare: sul punto resterà l’attuale formulazione del Jobs act e dunque la partita sulle tutele si sposta sui decreti delegati.
(Fonte: ItaliaOggi)


Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Palermo
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