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Ammortizzatori sociali negli studi


Ordine Informa

Sì agli ammortizzatori sociali in deroga negli studi professionali. Il consiglio di stato, infatti, ha accolto il ricorso in appello di Confprofessioni ritenendo fondato il rischio di discriminazione dei professionisti, oggi esclusi perché non “imprese”. A stabilirlo l’ordinanza n. 1108/2015 in cui i giudici di Palazzo Spada ritengono «convincenti» le argomentazioni di Confprofessioni in base ai vincoli Ue in materia di definizione d’impresa. Si riapre dunque la partita. Intanto con l’immediato stop all’ordinanza del Tar del Lazio n. 6365/2014 (che non ha ritenuto opportuno sospendere il dm 1° agosto 2014 con la disciplina degli ammortizzatori in deroga), nell’attesa che lo stesso tribunale amministrativo con “sollecitudine” fissi l’udienza di merito.
Il concetto di impresa. La vicenda risale a quattro anni fa (è riassunta in tabella), quando il ministero del lavoro diede per la prima volta l’ok agli ammortizzatori negli studi professionali, considerando una loro diversa qualificazione sulla base delle indicazioni della Corte di giustizia Ue, contenute nella causa C/32 del 16 ottobre 2003. Tale sentenza afferma che occorre incentrarsi su una nozione intesa in senso ampio di “datore di lavoro”, superando lo stretto perimetro della nozione di imprenditore e che quest’ultimo va inteso qualunque soggetto che svolge attività economica e che sia attivo su un determinato mercato. Il nuovo orientamento Ue insomma, affermò il ministero, estende(va) di fatto agli studi professionali la disciplina prima riservata alle sole “imprese”.

(Fonte: ItaliaOggi)


Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Palermo
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