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Accertamento nullo causa crisi


Fisco Ordine Informa

La Cassazione prende coscienza della crisi economica, soprattutto per le aziende. È infatti nullo l’accertamento induttivo che non tiene conto delle difficoltà del settore. L’ufficio, in questi casi, non può fondare l’atto impositivo sulle incongruenze riscontrate fra costi e ricavi. Lo ha sancito la Suprema corte che, con la sentenza n. 9973 del 15 maggio 2015, ha accolto il ricorso di una società. In particolare il Collegio di legittimità ha dato ragione a un’impresa che si era scontrata pesantemente con la crisi in quanto erano venuti meno i pagamenti del suo cliente principale. Ctp e Ctr hanno confermato l’atto impositivo e ora Piazza Cavour ha ribaltato il verdetto.Sul punto in sentenza si legge che l’adozione del criterio induttivo impone all’ufficio l’utilizzazione di dati e notizie inerenti al medesimo periodo d’imposta al quale l’accertamento si riferisce, escludendosi la possibilità di desumere il reddito relativo ad un’annualità d’imposta da quello conseguito in anni precedenti, in mancanza di un stretta inferenza logica. Infatti, nell’accertamento induttivo, l’irrilevanza della fonte di acquisizione delle notizie è cosa diversa dall’inerenza di queste a un determinato specifico periodo d’imposta, attesa l’autonomia di ciascun periodo d’imposta e l’assenza della presunzione di costanza di redditività in anni diversi. Si aggiunga che lo sbilancio tra costi e ricavi, senza dare risalto allo stato economico dell’impresa e alla presenza di caratteristiche (stranezza, singolarità e contrasto con elementari regole economiche e di esperienza), non è tale da renderlo immediatamente percepibile come inattendibile secondo il senso comune.

(Fonte: ItaliaOggi)

Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Palermo
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