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Realizzare un’attività imprenditoriale: problematiche e metodologia


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Realizzare un’attività imprenditoriale, mettersi in proprio, andare alla ricerca dell’autoimpiego è l’aspirazione di molti, soprattutto giovani. Lo scopo di questo articolo è di delineare un percorso metodologico che possa tracciare le fasi più importanti che dovrebbero accompagnare un aspirante imprenditore nel proprio cammino nella realizzazione dei proprio obiettivi.
Incentivi: pro e contro
Cominciamo da un assunto che riteniamo fondamentale per il prosieguo della nostra analisi: ottenere un incentivo o un contributo NON rappresenta la componente principale di questo percorso. La legislazione in materia di incentivi alle imprese, specie a livello regionale, è pieno di esempi in cui si sono concessi contributi a fondo perduto, mutui a tasso agevolato e varie altre forme di contribuzione che in alcuni casi sono arrivati a finanziare il 100% delle spese ammissibili.In molti casi, i piani di impresa (business plan) sono redatti in funzione dell’ottenimento di qualche particolare incentivo, tralasciando l’aspetto più importante per la nascita di una nuova attività: la sua sostenibilità, la sua reale possibilità di stare sul mercato e andare avanti con le proprie forze.
Senza considerare che alcune di queste leggi relative agli aiuti di Stato sono state giudicate non ammissibili dalla Commissione Europea in quanto in palese contrasto con il principio della libera concorrenza che deve governare lo sviluppo imprenditoriale in Europa. In altre parole, finanziavano talmente tanto che avrebbero concesso un beneficio maggiore a quello che avrebbe potuto ottenere un aspirante imprenditore ad esempio francese, spagnolo etc. Molte di queste imprese fruitrici di quei contributi ora non esistono più facendo registrare un elevatissimo tasso di mortalità che in alcuni casi ha sfiorato il 75%.
Perché è accaduto questo? Eppure c’erano i finanziamenti per l’acquisto di beni e servizi, in alcune situazioni gli imprenditori si sono visti finanziati anche l’IVA! Perché allora queste imprese così come sono nate hanno cessato di operare nel mercato? Probabilmente perché non si è seguito un approccio di metodo in cui l’incentivo è solo un mezzo per la realizzazione della propria iniziativa finendo per diventare invece l’obiettivo principale dell’imprenditore.
Il fattore chiave intorno al quale ruota la nostra analisi è il mercato. Se è vero che “diventare imprenditori di sé stessi” evita di sottostare alle regole del lavoro dipendente è vero anche che delle regole esistono e vanno rispettate. Queste regole sono appunto dettate dal mercato che sarà lo scenario, il contesto all’interno del quale l’impresa dovrà fare i conti con le proprie forze, quelle dei concorrenti e la capacità di offrire un bene o un servizio in grado di soddisfare determinati bisogni.
Motivazione
Riteniamo che il primo passo, il primo momento da affrontare sia quello esclusivamente motivazionale. Prima ancora di valutare la bontà o fattibilità di una idea, per quanto questa possa essere innovativa, per quanto possa apparire la migliore da analizzare, un aspirante imprenditore deve “guardarsi dentro” e valutare una serie di fattori che risulteranno poi determinanti nell’affrontare il proprio cammino.
Si dice che nel realizzare un’impresa l’imprenditore si assume un rischio, questo non significa ovviamente giocare d’azzardo, piuttosto si intende porre l’accento sul fatto che le possibilità di riuscita non sono certe dipendendo come detto, da una interdipendenza di fattori tra loro strettamente correlati.
•Ho fiducia nelle mie capacità?
•Ho voglia mettermi in gioco e di “rischiare”?
•Sono consapevole del fatto che potrò vivere situazioni di incertezza?
Rispondere a queste semplici domande può cominciare a darci un quadro della situazione sufficientemente chiaro sulle reali intenzioni che abbiamo. Per quanto possa apparire banale, forse scontato, non possiamo prescindere da questa autoanalisi dalla quale siamo certi, discende a cascata tutto il resto.
Idea
Abbiamo poi parlato dell’idea di impresa. Se si è deciso di provarci il passo successivo è costituito dall’analisi di quello che vogliamo realizzare. Non riteniamo, sarebbe un clamoroso errore, che a tutti i costi il bene o il servizio che intendiamo offrire debba avere la caratteristica dell’originalità. Non che non vi sia spazio per idee creative, ma subordinare a queste la riuscita della nostra impresa sarebbe fuorviante e non aderente alla realtà dei fatti.
Fattibilità
Il punto nodale della questione deve quindi traslare nell’ottica della sua concreta fattibilità. Si può perfettamente realizzare un bene o un servizio che già esiste, magari migliorando il prodotto o il suo processo produttivo, ricercare segmenti di mercato non ancora raggiunti caratterizzando la nostra offerta in maniera da rivolgersi ad una clientela di nicchia, o semplicemente localizzarsi dove quel prodotto/servizio non è raggiunto da altri concorrenti. È chiaro come anche in questo caso le variabili da considerare siano molteplici ma tutte devono essere ponderate con estrema attenzione.
In questo senso le proprie competenze giocano un ruolo fondamentale. Siamo padroni del “sapere” che sta dietro il nostro prodotto o servizio? Abbiamo necessità di ricorrere a competenze esterne? Abbiamo bisogno di documentarci, di approfondire, di andare alla ricerca di tutto ciò che ci può far sentire “padroni” di quello che vogliamo realizzare? Ma soprattutto, quello che vogliamo fare è la nostra aspirazione? Se non abbiamo la passione e la forza di volontà necessaria la nostra iniziativa partirà menomata fin dall’inizio. Non a caso molte imprese nascono da quello che fino a poco tempo prima era un nostro passatempo.
(fonte PMI)


Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Palermo
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