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La riduzione dal 10% al 5% dell’imposta sostitutiva IRPEF , sulle somme erogate nell’anno 2023 sotto forma di premi di produttivita’ , applicabile agli importi erogati a seguito della sottoscrizione di accordi aziendali o dell’adesione ad accordi territoriali nei quali si preveda che il premio sia subordinato al verificarsi di incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione aziendali, potrebbe essere piu’ conveniente rispetto alla trasformazione del suddetto premio in wellfare aziendale .
Si rende infatti necessaria un’attenta valutazione di quali potrebbero essere le voci di spesa in cui i lavoratori potrebbero voler convertire il proprio premio in beni in natura (Welfar aziendale ) .
Difatti considerando un premio maturato pari a 1.000 euro lordi, in caso di erogazione in denaro il dipendente riceverebbe un netto pari a circa 863 euro (per effetto di 92 euro di contributi e 45 euro di imposta sostitutiva). Se il dipendente convertisse integralmente il proprio premio in un onere detraibile, ad esempio le spese per la retta dell’università del figlio, potrebbe sì farsi rimborsare 1.000 euro netti, ma perderebbe la detrazione d’imposta del 19%, pari a 190 euro (questo perché se sostenesse direttamente la spesa beneficerebbe della detrazione che invece non è prevista in caso di “pagamento” tramite welfare aziendale). Il beneficio netto della conversione sarebbe quindi pari a 810 euro (1.000 meno la detrazione d’imposta persa di 190 euro) contro i circa 863 euro netti del premio ricevuto in denaro: la conversione in welfare porta quindi a una riduzione di efficienza pari a circa 53 euro.
Alla luce di quanto rappresentato, emerge chiaramente quanto diventi ancora più rilevante, per i lavoratori, avere consapevolezza di quali sono gli oneri detraibili e deducibili tra i servizi di welfare aziendale, e per i datori di lavoro, valutare eventuali contributi alla conversione in welfare.
(Autore: AMS)
(Fonte: Il Sole 24Ore)
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