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Pensione anticipata quota 41 e opzione donna, ultime novità


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Proroga opzione donna al 2018 e pensione anticipata quota 41: manifestazioni in tutta Italia per cambiare la Legge Fornero.
Da tempo si attendono delle modifiche alla Legge Fornero, che ha notevolmente inasprito i requisiti per accedere alla pensione, ma dal Governo, nonostante le promesse di una riforma previdenziale, non arriva alcun segnale concreto: anzi, molti esperti hanno applaudito alla proposta del Primo Ministro inglese Cameron, della pensione a 75 anni, auspicando che una simile proposta venga realizzata anche in Italia.
I problemi reali, però, restano: non possono continuare ad essere ignorate le richieste di chi, in avanti con gli anni, è rimasto senza stipendio e senza pensione. Senza contare che, più tardi si accede alla quiescenza, meno può attuarsi un ricambio generazionale nel mondo del lavoro.
Così oggi, in tutta Italia, sono state organizzate delle notevoli manifestazioni di protesta; in particolare, due sono le principali richieste, realizzabili senza particolari difficoltà, per rendere più elastica l’uscita dal lavoro: la pensione anticipata con quota 41 e la proroga dell’Opzione Donna.
Pensione anticipata quota 41
La pensione anticipata, che ha sostituito la pensione di anzianità, prevede il collocamento a riposo per chi, a prescindere dall’età, possiede:
– 41 anni e 10 mesi di contributi, se donna;
– 42 anni e 10 mesi di contributi, se uomo.
Questi requisiti, però, saranno periodicamente incrementati: di 4 mesi nel 2019, poi, dal 2021, di 3 mesi ogni biennio. Inoltre, a partire dal 2018, sarà reintrodotta la penalizzazione percentuale per chi si pensiona prima dei 62 anni.
La proposta della quota 41, invece, prevede l’accesso alla pensione per tutti con 41 anni di contributi, e l’assenza di incrementi del requisito nel tempo. Una proposta che in condizioni normali non dovrebbe sortire alcuna difficoltà (41 anni di lavoro sono più che sufficienti per garantirsi un minimo di reddito durante la vecchiaia), ma che, grazie al profondo rosso delle casse dell’Inps, pare di difficile realizzazione: i contributi pagati dai lavoratori servono infatti a foraggiare pensionati d’oro e pensionati che percepiscono trattamenti quasi uguali all’ultimo stipendio, a fronte di pochissimi versamenti.
Proroga Opzione Donna
Un altro modo per anticipare l’uscita dal lavoro, senza impattare sulle casse erariali, anzi con un beneficio a lungo termine, consiste nella proroga dell’Opzione Donna.
L’Opzione Donna è un regime sperimentale, introdotto dalla Legge Maroni [1], che consente alle donne di pensionarsi con:
– 35 anni di contributi;
– 57 anni e 3 mesi di età, se lavoratrici dipendenti;
– 58 anni e 3 mesi di età, se lavoratrici autonome;
– con l’attesa di una finestra di 12 mesi, per le dipendenti e di 18 mesi per le autonome.
In cambio dell’anticipo, l’assegno di pensione deve essere interamente calcolato col sistema contributivo, un metodo di computo che, basandosi sui soli contributi versati (e su rivalutazioni esigue) è notevolmente penalizzante.
Attualmente, possono pensionarsi con l’Opzione le sole lavoratrici che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2015. La proposta del Comitato Opzione Donna, invece, prevede una proroga del regime sperimentale sino al 31 dicembre 2018.
La proposta, sebbene nel breve periodo comporti una maggiore spesa per via dell’aumento del numero dei pensionamenti, nel lungo periodo comporterebbe un grande risparmio, a causa della penalizzazione nel calcolo del trattamento.
Per molte lavoratrici che hanno problemi familiari o di salute, oppure che sono state espulse dal mercato del lavoro, poter fruire dell’Opzione significa non restare senza reddito: per questo si spera che il Governo rifletta sulla situazione e proroghi la possibilità di accedere al regime.
[1] L. 243/2004.
(Autore: Noemi Secci)
(Fonte: LA legge per tutti)


Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Palermo
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