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Festival del Lavoro a Palermo – Intervista al Vice Presidente del CNO Vincenzo Silvestri


Ordine Informa

Il 22 e 23 gennaio u.s. si è tenuta a Roma, l’Assemblea dei Consigli Provinciali. Approfittando della importante occasione abbiamo rivolto, al Vice Presidente del CNO, Vincenzo Silvestri, alcune domande sul Festival del Lavoro previsto per il prossimo Giugno a Palermo. Lo stesso Silvestri ha risposto alle nostre domande con l’autorevolezza del suo ruolo istituzionale accompagnata pur non nascondendo la gioia dovuta al fatto che l’evento avrà sede nella città che lo ha visto prima nascere e poi meritoriamente affermarsi nell’ambito professionale.
D1. Alla luce del grande successo e alla grande partecipazione alle precedenti edizioni, da dove riparte quest’anno il Festival e dove si propone di arrivare?
R1. Il nostro festival è ormai un punto di riferimento sullo stato del mercato del lavoro. Nato a Treia 6 anni fa, come manifestazione riservata alla categoria, nel tempo ha acquisito autorevolezza e voce di riferimento per gli addetti ai lavori. L’obiettivo è di divenire piattaforma programmatica per le priorità del nostro paese. Riteniamo, infatti, che l’esperienza dei consulenti del lavoro sia fondamentale per fornire proposte concrete alla classe dirigente. In questo senso il festival è crocevia di analisi dell’esistente e di superamento delle criticità. Le disparità dei numerosi territori, la difficoltà di dare prospettive lavorative ai milioni di giovani senza lavoro saranno al centro dei dibattiti della tre giorni nel corso dei quali la Categoria presenterà la sua proposta di riforma del mercato del lavoro, in cui verranno unite le idee elaborate dal Consiglio Nazionale ed i contributi pervenuti dai Consigli Provinciali. Tutte le proposte saranno collegate ad una strategia di fondo: sostenere l’attivazione delle persone sul lavoro ed un sistema di regole che premi e favorisca quella laboriosità degli italiani che è spesso ostacolata da leggi che sono troppe, poco o male attuate e a volte sbagliate. Bisogna guardarsi dentro e trovare la forza e capacità di cambiari gli schemi affinché l’Italia possa ripartire il prima possibile con riforme strutturali, e metodologiche, per la ripresa dell’occupazione.
D2. Ogni anno, in occasione di questa manifestazione, a seguito delle numerose tavole rotonde e dibattiti tra giuslavoristi, politici, parti sociali, imprenditori e lavoratori sono sorti interessanti spunti di riflessione, sono stati generati stimoli e formulate proposte. Cosa si auspica per il Festival di quest’anno?
R2. Il Festival a Palermo amplia gli ambiti degli scenari e dei dibattiti. È una sfida intanto quella di parlare di lavoro dove tradizionalmente non ce n’è. Questo impone di trovare nuove categorie con cui affrontare il tema principale del drammatico stato della disoccupazione soprattutto giovanile. Ma il Festival in Sicilia diviene un’opportunità per agganciare temi scottanti quali il ruolo delle partecipate, che è sinonimo di creazione del precariato di stato, il ruolo di freno allo sviluppo della criminalità e della corruzione, le politiche d’integrazione e immigrazione nello scenario del mediterraneo. Infine una riflessione su cosa è stata e se ha ancora un senso, l’autonomia dello statuto speciale della regione siciliana. Parola d’ordine cambiare il titolo V della Costituzione. Anche per ciò che concerne il lavoro. infatti, è urgente e doverosa una revisione del titolo V che dopo la riforma del 2001 ha creato numerosi problemi. Solo così sarà possibile restituire efficienza allo Stato e garantire costi minimi ai cittadini. L’attuale disegno di riforma Renzi, non è in questo senso sufficiente a riparare i danni provocati dalla precedente riforma. Nodo centrale è la creazione di un coordinamento nazionale che superi le diseguaglianze e le diversità tra le venti Regioni italiane. Un sovrapporsi di leggi, norme e prassi che imbriglia chi è intenzionato a creare posti di lavoro e appesantisce di tasse chi il lavoro prova a salvarlo senza ricorrere a licenziamenti. Da diversi anni risuonano nelle nostre orecchie parole come debito pubblico, speculazione, zona euro, spread, fiscal compact. Termini che si accompagnano ad un concetto di Europa in crisi, in cui gli interessi legati ad un territorio, a volte, superano gli interessi della collettività. Ma dov’è l’Europa dei lavoratori? Potrà il jobs act di Renzi portare finalmente al centro il lavoro? La norma in estrema sintesi tende a spostare le tutele dal rapporto di lavoro al mercato del lavoro secondo la filosofia che sta alla base della flexsecurity di stampo danese.
Nei paesi nordeuropei, com’è noto, non esistono forti tutele del rapporto di lavoro, in quanto perdere il posto non è mai un dramma. Il lavoratore licenziato viene, infatti, preso in carica dal sistema pubblico, attraverso robusti sussidi di disoccupazione collegati, però, ad altrettanto solide azioni di ricollocazione del personale. La scommessa, vinta, è quella di far restare il minor tempo possibile il lavoratore nel bacino dei disoccupati.
Il contratto di ricollocazione, previsto dal jobs act, sposa tale filosofia istituendo il fondo per le politiche attive all’interno dello stesso soggetto che gestisce quelle passive, l’Inps.
L’operazione è meritoria, e va completata con l’altro pezzo della delega relativa alla costituzione dell’Agenzia unica. L’idea è giusta e va dato merito che viene inserita in un quadro coerente. Bisognerebbe ammettere, però, che il nostro sistema del collocamento pubblico non è assolutamente pronto ad assolvere al nuovo (si fa per dire, è dalla legge n. 56/87, che il collocamento dovrebbe fare politica attiva) ruolo, collegato alla presa in carico dei licenziati.
Stiamo vivendo, purtroppo, in questi frangenti le difficoltà che ci sono per far partire la “Garanzia giovani”. Programma voluto dalla Commissione Europea e impostato proprio secondo la filosofia della flexsecurity. Nonostante il forte stanziamento economico ci si sta perdendo fra i nostri mille rivoli procedurali, le differenze regionali, le incapacità di chi dovrebbe essere addetto ai lavori. Alla prova dei fatti stiamo scontando il grave ritardo culturale e di preparazione del nostro sistema pubblico del collocamento.
Si dovrà aspettare parecchio, allora, prima che questa parte della riforma dei licenziamenti possa trovare compimento. Tutto questo sarà approfondito e sviscerato al Festival del lavoro di Palermo.
Il Vice Presidente del CNO Vincenzo Silvestri
Vincenzo Silvestri Roma 22 e 23.01.2015
A.A.


Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Palermo
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